mercoledì 1 aprile 2020

L'ISTITUTO - STEPHEN KING


Questa quarantena forzata è stata, per me come per tanti altri, l’occasione di recuperare alcune letture lasciate indietro. 

Tra le decine di libri che mi aspettano sul comodino, ho decido di cominciare con L’istituto di Stephen King, ultimo suo romanzo in ordine di tempo e che mi è risultato abbastanza indigesto, lasciandomi deluso e anche un po’ disorientato. 

Leggo King da trent’anni e mi ha sempre 
stregato la sua straordinaria, quanto unica, capacità di raccontare il Male in maniera sempre diversa e spiazzante, ma oggi il Re ha perso molto del suo smalto e L’istituto ne è l’ultima prova. 

Un argomento inflazionato che strizza l’occhio a X-Files e Stranger Things e alle serie tv in generale, ma che cerca anche di riproporre un vecchio pallino di King, ovvero il rapporto tra bambini prodigio e Governo americano. 

Il Re ne aveva già parlato in L’incendiaria nell’ormai lontano 1980, mettendo a nudo la ferocia di chi è disposto a tutto pur di sfruttare i poteri soprannaturali dei bambini. 

Questa volta, però, qualcosa è andato storto, perché L’Istituto è una storia noiosa, infarcita di cliché e con personaggi molto al di sotto degli standard kinghiani, se pensiamo soprattutto ai suoi “eroi bambini” presenti in alcuni dei suoi più grandi capolavori. 

Oggi, forse è ora di arrendersi all’evidenza e al maledetto tempo che passa, ci troviamo di fronte uno scrittore vecchio e stanco che ha perso il suo tocco magico e ha deciso di ripiegare (per quale motivo, poi?) sul thriller commerciale, come dimostrato anche dalla trilogia di Mr. Mercedes

Lo scrittore di Pet Sematary, IT, L’ombra dello scorpione, Le notti di Salem è un lontano parente di questo King banale e scolastico che, tra l’altro, aveva avuto un moto di orgoglio con lo splendido Elevation (2018), poco più di un racconto in cui, però, c’era tutto il King che noi over 40 abbiamo imparato ad amare. 

L’Istituto è composto da oltre cinquecento pagine che avrebbe potuto scrivere qualunque altro scrittore di thriller, privo dell’anima kinghiana e senza le peculiarità a cui il Re mi ha abituato in tutti questi anni, un libro povero e piatto. Quasi insignificante.

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